
Voi insegnanti parlate troppo
VOI INSEGNANTI PARLATE TROPPO
di Gloria Gasperi
Direttrice di Pilates e-Motion
Il mio amato insegnante e mentore Jay Grimes, che ci ha lasciato qualche mese fa, ripeteva sempre questa frase «insegnanti… parlate troppo!»
Quando si parla del nostro amato lavoro, ci si concentra molto sulla tecnica dei singoli esercizi (assolutamente fondamentale, ovviamente!), ma spesso ci si dimentica di quanto per Joseph Pilates stesso fosse importante l’approccio all’insegnamento e che il Pilates è un sistema integrato in cui tutti gli attrezzi e gli esercizi sono collegati e lavorano in modo sinergico e “in comunicazione”, così come dovrebbero fare i muscoli e tutte le parti del corpo.
Nella mia esperienza di formatrice e docente internazionale mi capita spesso di notare come gli insegnanti siano molto preoccupati (comprensibilmente) rispetto a quali parole devono usare per farsi comprendere e abbiano la tendenza a dare molte (troppe) informazioni, con l’idea che più informazioni il cliente riceve, meglio potrà lavorare; spesso si ha anche l’idea che si debba prima intellettualizzare il movimento, capirne tutti i dettagli, per poi poterlo eseguire correttamente.
In realtà, Joseph Pilates diceva «Il corpo insegna alla mente» e «Il corpo conosce i movimenti, non i muscoli». Le neuroscienze ci spiegano che Joseph aveva proprio ragione e che il cervello non è organizzato a mappa topografica dei muscoli, ma apprende i movimenti attraverso stimoli che indicano direzione, connessione, azione.
Le fasi di apprendimento motorio sono: cognitiva, associativa, autonoma.
La fase cognitiva, la prima, si chiama così perché la persona che esegue un movimento che non conosce o che conosce ancora poco deve fare uno sforzo cognitivo specifico per comprendere l’azione da compiere; va da sé che dare troppe informazioni in questa fase crea solo confusione; le informazioni dovrebbero essere poche, essenziali e date in modo da permettere alla persona di concentrarsi sul proprio corpo e su se stessa e non sull’insegnante.
Curando bene questa fase, possiamo fluire nelle fasi successive; in quella associativa il cliente comincerà ad associare, per l’appunto, gesti, parole e movimenti; infine si svilupperà la fase autonoma, che permetterà allo studente di fare suo ilm movimento acquisito e di poterne usufruire in modo efficace e sicuro in qualsiasi circostanza.
La principale azione sulla quale ci dovremmo concentrare come insegnanti è osservare; osservare il movimento, osservare la persona attraverso l’esercizio, creare tempo, spazio e silenzio perché il corpo ci comunichi ciò di cui ha bisogno.
Costruire una lezione è un processo creativo, unico per ogni persona e per ogni momento, un lavoro evolutivo e senza fine.
La nostra preoccupazione non dovrebbe essere cosa dire, ma da dove vengono le nostre parole, su quale processo ci stiamo concentrando e quanto stiamo sfruttando tutte le potenzialità del sistema e del corpo.